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Stefano Benni

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Stefano Benni

Fichicaramellati.it
Pubblicato da fichicaramellati in Eventi · Martedì 09 Set 2025 · Tempo di lettura 4:00
Tags: FichicaramellatiStefanoBenniscrittoriromanziraccontipoesiepersonaggistralunatigrotteschisurrealimarginalisolitariveritàrisataamaramalinconica
Stefano Benni ci ha lasciato! E' uno di quegli scrittori che con i suoi romanzi, racconti e poesie ha dato la voce ai personaggi più vari, talvolta stralunati e grotteschi, talvolta surreali, talaltra marginali e solitari, ma sempre personaggi veri e dietro ogni personaggio si nasconde una verità, una risata spesso amara, malinconica ....
In Pane e tempesta Sofronia, una donna che diventa la più grande tra le chef  vegetariane del mondo, lotta a colpi di ricette con Rasputin, un grandissimo esperto nei piatti a base di carne. La fantasia di Benni lo porta a narrare di quattro ricette, due per ogni chef, e certamente, la più insolita e sorprendente è senza dubbio luna di quelle proposte da Rasputin: il  Risotto sadico alle rane zoppe!
Ecco questa ricetta!
"Pulite e spellate le rane, lasciandole vive, poi lavatele accuratamente.
Usate solo le cosce, alle quali  sfilerete anche l’ossicino.
Mettete in una  casseruola  tre cucchiaiate di  olio  d’oliva, unite il  prezzemolo tritato, le carote, cipolle e  il  sedano tagliato a  pezzetti,  sale e pepe. Lasciate ben  soffriggere questi ingredienti, indi unite le cosce di rana, incoperchiate e cuocete a moderato calore mescolando di tanto in tanto, sotto gli occhi delle rane mutilate.
Mezz’ora prima di pranzo mettete in una casseruola cipolla affettata, unite poco olio, fatela soffriggere, indi aggiungete il riso e lasciatelo tostare, bagnandolo con mezzo bicchiere di vino bianco.
Portate il riso a cottura, poi unitevi il prezzemolo rimasto e dopo qualche minuto anche le cosce di rana con il loro sugo  e  il  burro  appena  fatto fondere.
Poi  dite  alle  rane:  su,  se  volete  adesso  potete  riprendervi le vostre cosce.
Non appena saranno entrate nel risotto, portate a termine la cottura.
Versate il risotto su un piatto da portata, meglio se caldo, e servitelo con parmigiano grattugiato."
ma nei libri di Benni troviamo anche altro. In  Di  tutte  le  ricchezze il  cibo rappresenta la  ritualità del  pasto. Il protagonista, Martin, un professore in pensione, si trova, alla soglia dei settant’anni, a vivere in solitudine e, oltre alla trascuratezza del suo aspetto, quando deve mettersi ai fornelli prepara dei piatti tutt'altro che gustosi e che riflettono la sua condizione.
E così "Sono rientrato e ho deciso di fare una mia ricetta speciale. Si chiama Vitello alla Souviens- Moi.
La ricetta è semplice. Vitello alla Ricordati-di-Me
Prendere una fettina di vitello e sdraiatela nella padella con poco olio. Cercate di ricordatvi che l’avete messa sul fuoco e toglietela prima che si bruci.
[…] Sono rientrato e dalla padella veniva un noto odore bruciaticcio trop-tard.
Il vitello souviens-moi ha infatti tre varianti.
Il vitello nature, se vi dimenticate di accendere il gas.
Il vitello trop-tard, mezzo bruciato ma quasi mangiabile.
Il vitel tonnè, vale a dire  che dovete buttare via la fettina carbonizzata e mangiarvi una scatoletta di tonno.
Il fallimento gastronomico mi ha  intristito. Non avevo più fame. Mi sentivo di colpo spaventosamente solo."
e prosegue con la ricetta degli "spaghetti Separati in Casa.
Ricetta della pasta alla Separati
Cuocere due etti di pasta. Tagliare un pomodoro crudo a dadini e mescolare. La pasta e il pomodoro
non si  comunicheranno alcun  sapore  e  si ignoreranno, ma  sarà  sempre  meglio  che  una  pasta in bianco."
Ma l'apoteosi è sicuramente nella Luisona la pasta presente nei bar di provincia divenuta talmente famosa che Benni in un intervista racconta che: «Ho scritto cose bellissime ma tutti mi ricordano per la Luisona». La Luisona era una "una pastona bianca e nera, con sopra una spruzzata di granella in duralluminio" che era conservata da tempo immemorabile nella bacheca dei dolci del bar , una pasta che nessuno si sarebbe mai sognato di mangiare, ma un giorno venne consumata da un “rappresentante” di Milano. "Subito nel bar si sparse la voce: “Hanno mangiato la Luisona!”. (…) La sua scomparsa fu un colpo durissimo per tutti. Il rappresentante fu invitato a uscire nel generale disprezzo. Nessuno lo toccò, perché il suo gesto malvagio conteneva già in sé la più tremenda delle punizioni. Infatti fu trovato appena un’ora dopo, nella toilette di un autogrill di Modena, in preda ad atroci dolori. La Luisona si era vendicata. La particolarità di queste paste è infatti la non facile digeribilità".


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